Ci sono 2 modi per giocare: il modo corretto e il modo sbagliato. Conoscere le regole è l’unica cosa che conta per vincere


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Totocalcio: 70 anni fa la nascita del più amato dei giochi dagli italiani.

Neanche Massimo Della Pergola, avrebbe pensato ad un boom del genere, quando decise di inventare il Totocalcio. Dal 1946 ad oggi è stato un crescendo di emozioni e di soldi distribuiti nelle case degli italiani, che per anni hanno sognato il fatidico 13 alla schedina. Il totocalcio è entrato di fatto nel costume della nostra nazione, fra sogni e speranze, fra boom e declino di un gioco, ancora oggi presente.

Finanziare lo sport grazie alla schedina

L’idea di Della Pergola fu quello di creare un gioco a pronostico, che fosse una sicura entrata per le casse dello stato e al tempo stesso, un finanziamento per le varie federazioni sportive. E così sarà dal 1946 in poi. La prima schedina risale al 5 maggio e vedeva 12 partite da pronosticare , più dare gare di riserva. Per avere il famoso tredici da pronosticare, bisogna attendere il 1951, quando appunto verrà introdotta la tredicesima gara. Da quel momento in poi sarà amore vero con gli italiani. Il 17 agosto del 2003 il Totocalcio si rifà il look e diventano 14 le gare in schedina.

Gli anni d’oro e il declino

Gli anni 70′-80′ e in parte anche ’90 hanno segnato l’eta d’oro del gioco, che ormai aveva conquistato un spazio importante nella vita del paese. Il montepremi più grande di sempre si avrà il 3 dicembre del 1993, quando furono raccolti 34 miliardi di lire. Solo un mese prima c’era stata la vincita più grande di sempre, con 3 tredici da 5 miliardi l’uno. Poi a fine millennio, complice la liberalizzazione delle scommesse, il gioco ha iniziato un lento declino. Attualmente sono ben tre i concorsi settimanali, ma sommando i vari montepremi non si arriva a raggiungere quelli che erano gli standard del passato.

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La prima schedina datata 5 maggio 1946

Quel 13 mai pagato. Un contenzioso che dura dal 1981. 

Martino Scialpi attende dal 1981 il pagamento di oltre 2 miliardi e mezzo di lire, per un tredici mai riconosciuto dal Coni. Infatti secondo la sezione di Bari, la matricola della sua schedina non è mai arrivata a destinazione. Da quel momento in poi una battaglia legale fatta di 31 processi in 35 anni, che hanno dato ragione al giocatore, ma il CONI non ne vuol sapere di pagare. I 2.604.823,59 sono ancora nella filiale di Roma della BNL.